CGIL, Susanna Camusso indica Landini come suo successore

Camusso sceglie come suo successore Landini. Dura la replica del suo avversario Vincenzo Colla.

CGIL– La decisione finale sarà presa in un’assemblea che si svolgerà dopo il prossimo congresso della CGIL (22 gennaio), ma oramai non ci sono più dubbi: Susanna Camusso ha indicato come suo successore Maurizio Landini. Una candidatura che però ha trovato l’opposizione dell’altro candidato come segretario generale Vincenzo Colla (segretario confederale), che ha parlato di “rottura politica” all’interno del sindacato.

Inizialmente si pensava al nome di Serena Sorrentino, attuale segretaria della Funzione pubblica: ma questo tentativo di “rinnovamento generazionale ” era stato avversato non solo dallo stesso Colla ma anche da Ivan Pedretti, segretario SPI-CGIL.

A questo punto, per evitare ulteriori rivolte interne, è stato proposto Landini, per la volontà di dare al sindacato un volto riconoscibile e in grado di reggere lo scontro politico tra Lega-M5S e CGIL.

Questa notizia non sembrava essere così scontata, dal momento che Landini e Camusso sono stati avversari interni durante la lunga vertenza della Fiat e nello scontro che ha visto opposti Sergio Marchionne e la FIOM. Uno scontro  caratterizzato da ricorsi alla “magistratura” interna alla CGIL e di attacchi sui giornali.

Ma la situazione è cambiata durante il governo di Renzi, dopo l’introduzione del Jobs Act e le riforme del mercato del lavoro che hanno provocato una rottura storica tra la CGIL e il partito della sinistra.

Da quel momento la CGIL ha scelto la linea dell’opposizione e si è schierata ancora contro Renzi sul referendum costituzionale del 4 dicembre. Si è così verificato un riavvicinamento tra FIOM-CGIL e nel 2017 Landini ha lasciato la guida della FIOM per accettare l’invito della Camusso di entrare a far parte della segreteria confederale.

Nonostante questo loro rapporto caratterizzato da alti bassi, per la Camusso e la maggior parte degli iscritti al sindacato la candidatura di Landini sembra essere la decisione migliore: non perché sia molto vicino al M5S come lo accusano la maggior parte dei suoi detrattori (in realtà non ne conosce nemmeno uno) ma per la sua attitudine al confronto e al dialogo, e per la sua capacità, acquisita nel corso degli anni, di essere percepito come una persona credibile e appassionata dalla maggior parte dei lavoratori, soprattutto i più giovani.

Fonte: Il Fatto Quotidiano