Si è tenuta una importante discussione al tavolo di trattativa sul futuro del lavoro in ENEA, in occasione della discussione sul POLA (Piano Organizzativo del Lavoro Agile) 2021-2023 al tavolo di trattativa del 16 marzo. Come previsto dalle indicazioni ministeriali e dal decreto relativo, l’adozione del POLA deve diventare lo strumento operativo per la “gestione” dello smart-working nelle pubbliche amministrazioni a regime, ovvero una volta usciti dalla fase emergenziale dovuta al COVID-19, che si dovrà incardinare nel Piano della performance (anche questo un atto da adottare come da disposizioni del famoso decreto Brunetta del 2009). Un atto che compete alle amministrazioni sentite le Organizzazioni Sindacali.

Il tema ha finito per accendere una discussione trasversale all’ENEA, che ha coinvolto i vari livelli dell’organizzazione, innanzitutto le strutture e soggetti che hanno lavorato alla elaborazione del documento, poi i vari responsabili di strutture a partire dai dipartimenti in giù, il CdA, la delegazione trattante, le Organizzazioni Sindacali, le lavoratrici e i lavoratori tutti. Ne è emerso un universo complesso di valutazioni, disomogeneo ma ricco nella sua diversità, che trasversalmente ha toccato argomenti estranei al POLA, come l’autonomia dei ricercatori e dei tecnologi (tema che dovrà essere ripreso a prescindere dal POLA), l’organizzazione del lavoro o il tema dei servizi, ma da cui è emersa una considerazione finale che ha portatola delegazione trattante ad assumersi la responsabilità di ritenere “non maturi” i tempi per un POLA all’ENEA fuori dall’emergenza pandemica, spinto oltre i limiti attuali fisiologici sperimentati nella fase emergenziale, che pure aveva pensato la delegazione avrebbe potuto proporre in maniera costruttiva. Insomma, un lavoro (il documento del POLA) sostanzialmente costruito bene nell’impianto generale (salvo i rilievi di merito che pure sono stai presentati dalle Organizzazioni Sindacali), che ha accolto gli orientamenti aperturisti della legge nella direzione di uno smart-working come una delle modalità ordinarie di lavoro, è crollato, almeno per il momento, di fronte alla mole di critiche e di rilievi emersi nel corso del dibattito, a cominciare anche dalle lavoratrici e dai lavoratori dell’Enea. Probabilmente troppo forte il salto mentale che si deve fare per immaginare un ENEA smartizzato oltre il 60% del possibile, il rischio di impianti e postazioni di lavoro che potranno scomparire o non essere più necessari, la difficoltà di immaginare il lavoro di ricerca in laboratorio o in campo nell’era dello smart-working, il rischio dell’isolamento o della perdita di una comunità di riferimento, di lavoro, sociale, di ricerca purchessia, il dissolvimento dei servizi, spazi di co-working, ecc.. Fattori di grande portata, per i quali certamente occorre molto più tempo per una elaborazione sull’ENEA del futuro, che coinvolga tutti i soggetti in campo e che non può restringersi all’attuale necessità di adozione del POLA.

Ora bisognerà vedere cosa deciderà il CdA, ma per il momento si è dovuto registrare questo punto di caduta sul POLA assunto dalla delegazione trattante.

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