In  un contesto che si presenta particolarmente difficile, con la ormai prossima elezione del Rettore verrà  completato il processo di rinnovo degli organi di governo dell’ Ateneo. La situazione si presenta complessa con l’intreccio dell’applicazione della Legge 240 (cosiddetta Gelmini)  con la profonda crisi dell’Università pubblica nel nostro Paese. Una crisi di immatricolazioni, crisi finanziaria a seguito della riduzione del finanziamento pubblico, crisi di risorse umane a seguito del sostanziale blocco del turnover e crisi di autorevolezza a causa di una diffusa degenerazione elitaria dell’autonomia universitaria e ad un eccesso di autoreferenzialità.

L’Università ha bisogno di più democrazia e partecipazione, più trasparenza, più solidarietà e coesione interna tra tutti i settori scientifico-disciplinari e tra tutte le componenti, ha bisogno di scelte coerenti con la sua natura di Università pubblica e di un progetto unitario che la caratterizzi e le ridia nuovo slancio.

Noi crediamo che questa sfida sia alla portata dell’Università di Tor Vergata se sceglierà di esercitare, senza infingimenti, una discontinuità nell’indirizzo politico e gestionale che ha caratterizzato la sua storia recente.

Riteniamo importante quindi che l’elezione del Rettore diventi l’occasione per un confronto serio e approfondito su come affrontare le tante criticità presenti e auspichiamo che questa campagna elettorale non si trasformi in uno scontro e che, subito dopo la proclamazione dei risultati, si avvii concretamente un percorso di ricomposizione.

La FLC CGIL in occasione dell’avvio del confronto tra candidati alla carica di Rettore intende evidenziare alcuni temi sui quali chiede che i candidati a Rettore si pronuncino con chiarezza:

  • Democrazia e partecipazione. Le sentenze dei TAR di Torino e Genova e quanto poi attuato in altri Atenei dimostrano ciò che era già evidente e che la FLC aveva sostenuto nell’audizione davanti alla commissione che ha elaborato il nuovo statuto dell’Università di Tor Vergata: le modalità della scelta dei componenti del CdA è operata in autonomia dagli Atenei e tra queste modalità quella elettiva è legittima. Questo aspetto ci appare come uno dei punti qualificanti su cui esercitare una discontinuità da parte del un nuovo governo dell’Ateneo perché  garantisce il coinvolgimento e la responsabilità di tutte le componenti al governo dell’Ateneo, come  avvenuto ad es. nel CdA della Sapienza, dove è rappresentato anche il personale tecnico e amministrativo che ha eletto due suoi rappresentanti. Più democrazia e partecipazione significa anche e soprattutto, un nuovo “comune sentire” dove il confronto, la critica, la discussione e il dissenso non siano vissuti con fastidio e con scarsa tolleranza, ma ricercati e riconosciuti come valori fondanti, come gli indicatori della sostanziale qualità della democrazia a garanzia anche della trasparenza dei percorsi che portano alle  decisioni.
  • Relazioni sindacali. Troppo spesso, le materie oggetto di diritto di informazione e concertazione sono state dilazionate nel tempo e non di rado del tutto evase. Ma soprattutto è mancato quel confronto preventivo sulle grandi scelte che può conferire alla concertazione il senso di un coinvolgimento di tutte le parti nella costruzione e nel perseguimento di obiettivi comuni. In un contesto normativo diventato sempre più confuso e a volte contraddittorio, l’attuale Amministrazione ha  dimostrato tutta la sua inadeguatezza, causando una forte penalizzazione del personale tecnico amministrativo e bibliotecario, per lunghi periodi, ed ancora oggi, privato anche della retribuzione accessoria: si è determinato così uno scarto senza precedenti rispetto alla situazione vissuta dal personale degli altri Atenei romani, come se leggi e circolari non fossero per tutti uguali.
  • Università pubblica. La natura pubblica dell’Università è la principale garanzia affinché essa assolva alla sua funzione istituzionale. Ribadiamo ancora una volta la nostra netta  contrarietà alla cessione unilaterale a soggetti di diritto privato, quali sono le fondazioni, di funzioni come la formazione, la ricerca e l’assistenza sanitaria. Inoltre sono subito apparse deboli e contraddittorie  le motivazioni alla base della “sperimentazione gestionale” della Fondazione PTV, come pure aleatori i presunti vantaggi conseguenti all’apporto dei privati ed il loro stesso ruolo. Oggi, alla luce dei fatti, si può affermare che tutte le nostre perplessità si sono rivelate fondate e l’esperienza della fondazione PTV non ha apportato miglioramenti sotto nessun punto di vista ed anzi ha comportato aumento dei costi di gestione, scarsa trasparenza e una situazione economica a dir poco allarmante. Anche l’odierna ricerca di un nuovo assetto istituzionale per il PTV, come la sua trasformazione in IRCCS, sembra rispondere all’esigenza di dover cambiare qualcosa per non cambiare nulla, tutelando interessi e privilegi che in questi anni hanno ostacolato l’istaurarsi di un sano e regolato equilibrio tra le esigenze della didattica e della ricerca e l’esigenza di erogare un adeguato servizio di assistenza. Al prossimo Rettore chiederemo subito di fermare lo scandalo delle ripetute proroghe all’attività intramoenia presso le case di cura private e gli studi privati, attuate con l’assurda motivazione della carenza degli spazi!

 

Riteniamo  importante e urgente che il nuovo Rettore sia interprete di una svolta anche e soprattutto sul piano dell’etica pubblica,  dove Il “bene comune” ed il “pubblico interesse” siano effettivamente alla base di ogni singolo atto.

 

La  FLC CGIL intende porsi nella campagna elettorale  in maniera trasparente ed in totale autonomia rispetto ad ogni logica di schieramento, nella convinzione che la tutela dei diritti di chi vive ed opera nell’Università vada coniugata con un ruolo attivo del sindacato nel dibattito sulle prospettive di sviluppo dell’Ateneo, sulla definizione della sua stessa fisionomia nonché sulle scelte relative alla gestione delle risorse.