Abolizione del test di Medicina: per far fronte all’aumento degli studenti, servono investimenti concreti

Abolizione del test di Medicina –  Inizialmente la notizia sembrava ormai certa, confermata anche grazie a un comunicato stampa emesso lunedì sera dopo la mezzanotte; ma in realtà non è così. Il ministro Bussetti ha infatti precisato che c’è un intenzione, non imminente, di aumentare sia gli accessi che i contratti per le borse di studio per Medicina.

La volontà di voler abolire il numero chiuso ha scatenato dure reazioni, soprattutto da parte dei rettori e di alcune associazioni studentesche: per i primi, i test di accesso sono necessari per permettere una corretta gestione delle lezioni, mentre le associazioni sostengono che il “processo di selezione” avviene naturalmente, in quanto non sono pochi gli studenti che decidono di abbandonare il percorso di studi. Secondo Pierluigi Marini, presidente Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) “l’abolizione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina, senza un congruo aumento delle borse di specializzazione rischia di essere un boomerang. I giovani laureati in medicina che non entreranno nelle scuole di specializzazione si troveranno in una sorta di imbuto: non potranno accedere ai concorsi pubblici e dovranno per forza di cose cercare lavoro all’estero. Se non si aumentano le borse di specializzazione assisteremo ad una nuova fuga di cervelli all’estero“. Anche l’UDU (Unione degli universitari), pur sostenendo da anni che l’attuale sistema di accesso vada superato, non è d’accordo soprattutto per un fattore economico: non si fa un minimo accenno, infatti, alla copertura economica e agli investimenti che si devono fare per evitare che l’università venga mandata in tilt.

Soddisfatti i membri dell’associazione Link studenti universitari, che parlano di vittoria per tutti gli studenti e le studentesse e auspicano “ingentissimi investimenti sugli atenei in modo da riuscire a garantire un’adeguata organizzazione della didattica e dell’intero percorso formativo“.

Giulia Grillo, ministra della Salute, parla invece di “strada giusta“: “Oggi il criterio per accedere a Medicina non è assolutamente meritocratico e quindi dobbiamo incidere su questo. Non è un criterio che selezione i migliori ma semplicemente chi ha più memoria“.

Nonostante i pareri concordi o discordi, una cosa è certa: l’abolizione del test, così come intesa dal Governo, non è un processo di facile attuazione che può avvenire in tempi rapidi; prima di giungere a questo obiettivo finale c’è bisogno prima di passare per altre tappe intermedie: passare da poco meno di 10 mila iscritti a 65 mila, comporterebbe anche l’assunzione di più docenti, la disposizione di aule e laboratori in grado di accogliere al meglio tutti gli studenti; ora come ora questa possibilità non c’è, anche perché mancano gli investimenti adeguati per garantire a tutti una corretta attività didattica; ad esempio oggi sono solo 6 mila le borse di specializzazione, a fronte di 9 mila studenti di medicina: se non ci sono investimenti, come si può riuscire a far fronte alla richiesta di borse di specializzazione se si consentisse l’accesso a medicina a 65 mila studenti l’anno?

Il Governo non può permettersi di fare proposte che non trovano la giusta copertura economica, quindi prima maggiori investimenti: serve un piano ben strutturato e non un semplice slogan.