classi pollaio, un problema da risolvere con immediatezza.

Classi pollaio – La deputata 5 stelle Lucia Azzolina, con un post sulla sua pagina Facebook ufficiale, ha annunciato la proposta di legge contro le classi pollaio“Sarà una dura lotta ridurre il numero degli alunni per classe, ma con caparbietà e passione ci proveremo nel corso di questa legislatura. Ringrazio, in primis, Silvia Chimienti ed anche tutto il gruppo scuola M5S per l’aiuto che mi hanno dato e mi daranno in questa nuova sfida”.

L’obiettivo, dunque, sembrerebbe essere quello di ridurre il numero massimo degli studenti di tutte le scuole dall’infanzia alle superiori al di sotto di 22 per classe.

Secondo un recente rapporto di TuttoScuola, però, sembrava che tale problematica non fosse cosi rilevante: infatti, se per classi pollaio si intendono quelle con più di 30 alunni, in tutta Italia ce ne sarebbero 410 su 119.817.

A nostro parere il rapporto sottovaluta il problema se consideriamo che già una classe con più di 20 alunni non è adeguata a garantire una buona qualità dell’insegnamento né un giusto carico di lavoro.

Come FLC CGIL Roma e Lazio, da sempre denunciamo il problema delle classi con troppi alunni, aggravate ancor più dai numerosi tagli agli investimenti nell’istruzione pubblica che sono stati operati dai diversi governi nel corso degli anni.

Un problema che nella città di Roma coinvolge le scuole di ogni ordine e grado, ma soprattutto quelle delle zone più periferiche della città.

Il proliferare delle classi-pollaio incide fortemente sulla qualità dell’insegnamento e sulla possibilità di seguire opportunamente gli alunni nel loro percorso formativo: incide fortemente sugli insegnanti e sulla possibilità di svolgere al meglio il proprio lavoro.

Spesso, inoltre, queste situazioni si scontrano con strutture scolastiche inadeguate.

Accogliamo dunque con piacere le dichiarazioni della deputata Azzolina nel riconoscere l’urgenza di un provvedimento che affronti il problema. Ora, però, bisogna passare dalle dichiarazioni ai fatti: ben venga un provvedimento che limiti questo fenomeno, ma siamo altrettanto convinti che, affinché sia effettivamente risolutivo, debba essere affiancato da maggiori investimenti nell’istruzione e nella scuola pubblica.