Riprendiamo una riflessione di Fabio Bocci pubblicata sul sito di Proteo Roma Lazio

Nel corso del   comunicato  serale del giorno 11 marzo,  il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato ulteriori misure restrittive in tutto il Paese al fine di contrastare con ancora più forza la diffusione del Coronavirus, stante l’aumento dei casi che si registrano da Nord a Sud, compreso il Lazio, nonostante le misure di contenimento adottate lo scorso 9 marzo.

Nel contesto di queste nuove misure debbono rimanere comunque aperte, secondo il governo, le scuole statali, paritarie, parificate, private.

Le Segreterie Regionali del Lazio si associano alle richieste che le proprie Segreterie Nazionali hanno espresso nel comunicato congiunto del 12 marzo, assumendole, e sottolineando che la continuità del servizio può essere assicurata anche mediante diversa localizzazione rispetto alla sede abituale, operando secondo modalità di lavoro agile. Il lavoro a distanza non equivale a chiusura o interruzione del servizio, ma alla sua prosecuzione con diverse modalità.

Le scriventi Segreterie Regionali ritengono che l’ apertura delle sedi scolastiche sia del tutto incongrua in rapporto alla situazione sanitaria del Paese e alla necessità di contenere la diffusione del contagio. La mancata chiusura delle scuole (provvedimento concettualmente e giuridicamente diverso dalla mera sospensione delle attività didattiche) determina un flusso di lavoratori non necessario e in contrasto con gli obiettivi fissati nei provvedimenti governativi. Non meno di 40.000 operatori scolastici, di cui almeno 4.000 nella Regione Lazio, sono impegnati in spostamenti quotidiani. Ausiliari, personale amministrativo e tecnico,  dirigenti scolastici e loro collaboratori in giro per il Paese, e, per quello che ci riguarda, lungo il territorio regionale, costituiscono un’irragionevole eccezione all’indicazione di limitare quanto più possibile la circolazione, tenuto conto del fatto che, nel momento in cui la didattica è organizzata secondo nuove modalità che prescindono dalla presenza fisica degli studenti, anche il lavoro di queste figure professionali può essere erogato in base a canoni organizzativi diversi, evitando, una mobilità che assume spesso il carattere del pendolarismo. Mobilità e pendolarismo che, tra l’altro, sono fortemente ostacolati dalle difficoltà nei trasporti che conseguono alla riduzione del servizio.

Nelle condizioni date, le scriventi O.O.S.S. ritengono che non vi siano più ragioni e condizioni organizzative e sanitarie per tenere aperte le scuole. Nel Lazio, è necessario chiudere da subito gli istituti scolastici, fino a quando la diffusione del contagio non si fermerà, assicurando da remoto la continuità del servizio, secondo le indicazioni fornite in tal senso dalla Direttiva n. 2/2020 del Dipartimento della Funzione Pubblica e le istruzione operative del MI del 10 marzo u.s.

Chiediamo ai sindaci, ai prefetti e a tutte le autorità di decretare la chiusura immediata degli edifici scolastici. Riteniamo che la nostra richiesta sia fondata su inoppugnabili ragioni di fatto e legittimata giuridicamente dalla situazione di emergenza che la diffusione del Coronavirus ha determinato su tutto il territorio nazionale.

Roma, 13.3.2020

                    FLC CGIL         CISL SCUOLA SNALS CONFSAL
                  A. Tatarella         C. De Sanctis       V. Inzirillo