Tra le tante criticità denunciate dalla Cgil sulla riapertura delle scuole, particolare attenzione va posta alla condizione dei tanti ragazzi e bambini disabili che il 14 torneranno in classe. Per loro, l’anno scolastico interrotto per l’emergenza Covid ha significato isolamento, solitudine e, spesso, anche regressione. La riapertura delle scuole significa il ritorno alla vita e alla normalità. “Quest’anno più che nei
precedenti, circa 2 ragazzi su 3 non troveranno lo stesso insegnante di sostegno né lo stesso operatore educativo per l’autonomia e la comunicazione o assistente specialistico. I principi di inclusione e integrazione, di cui la continuità è aspetto essenziale, che le norme definiscono non sono nella prassi realizzate – dichiarano la Cgil, la
Flc e la Fp Cgil di Roma e Lazio.

“Nella complessa macchina delle assegnazioni delle cattedre, un giro “dantesco” che si ripete ogni anno, sull’attribuzione degli insegnanti di sostegno si trova uno dei maggiori vulnus. L’avvicendarsi di insegnanti diversi e ogni anno assegnati in ritardo, è una consuetudine che vanifica il principio della continuità didattica per i ragazzi e costringe gli insegnanti alla rincorsa di una cattedra perché condannati alla precarietà. Ogni anno in tutta Italia aumenta il numero degli alunni con disabilità, per lo più di tipo intellettivo: nel 2018-19 erano il 3%
del totale. Il Lazio è una delle regioni con maggior presenza di ragazzi con disabilità e con bisogni speciali: parliamo di una percentuale pari al 3,6%: sono 27.421 gli alunni speciali anche nella nostra regione, con una presenza di docenti di sostegno pari a 5.881, tra organico di diritto e deroghe allo stesso. Le graduatorie specifiche di insegnanti che hanno ricoperto il ruolo di sostegno nei tre anni precedenti (pochissimi con una formazione e specializzazione specifica), non basteranno a rispondere al bisogno effettivo di docenti: verranno chiamati docenti senza specializzazione né formazione, incrociando le graduatorie”, spiega il sindacato.

“Al corpo docenti, si aggiungono le migliaia di operatrici ed operatori dell’assistenza scolastica ai disabili nelle scuole dell’obbligo e superiori e gli assistenti alla comunicazione per i non udenti, le cui ore di assistenza si sommano a quelle di sostegno. Sono circa 7000 operatori per 19.000 alunni disabili nelle scuole dell’obbligo, 10 mila solo nel Comune di Roma. Per questi lavoratori le difficoltà sono tante. Operano tramite appalti gestiti dagli enti locali e il loro stipendio si calcola sulle ore di servizio prestate. Spesso si applicano contratti a part time
ciclico verticale, quindi nei mesi estivi non possono accedere alla disoccupazione. Nei mesi scorsi in tanti non hanno potuto accedere alla rimodulazione del servizio e sono andati avanti con gli ammortizzatori sociali fino ai primi di giugno, non ricevendo alcun tipo di sussidio da giugno a oggi. Anche loro, per la limitazione delle ore di
assistenza pro capite assegnate ai bambini disabili, in questo anno scolastico dovranno occuparsi di più alunni spostandosi su classi e istituti diversi, con un disagio ulteriore nella gestione dell’attività quotidiana e senza certezze. Secondo le nuove disposizioni per l’emergenza sanitaria, la sospensione delle attività a seguito di casi
positivi, per loro significherebbe la perdita netta dello stipendio. Grazie all’impegno del sindacato confederale, l’indagine sierologica che la Regione Lazio ha attivato per gli insegnanti sarà estesa a tutto il personale operante negli appalti. Una disparità non sanata invece è stata l’esclusione degli operatori Aec/Oepa dal bonus che la
Regione Lazio ha previsto per altre categorie di lavoratori in appalto, come mense e pulizie”, continuano Cgil, Flc e Fp Cgil.

“È il momento di individuare soluzioni risolutive e stabili che garantiscano i giovani studenti, e che non può prescindere dalla stabilità dei docenti e degli assistenti. A livello locale, serve un confronto con tutte le istituzioni coinvolte, Regione e Comuni, sia su temi specifici sia sul complessivo orientamento da dare ai servizi scolastici alla disabilità nella regione. Il sindacato si adopererà con ogni mezzo per dare stabilità occupazionale, garantire continuità didattica e adeguata copertura, rendendo pienamente esigibile il diritto all’integrazione”, conclude la Cgil.

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