Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta discutibile che ignora l’autonomia scolastica

Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta discutibile che ignora l’autonomia scolastica

Il 16 giugno 2025, il Ministero dell’Istruzione ha diffuso una nota ufficiale in cui si impone il divieto di utilizzo degli smartphone nelle scuole secondarie di secondo grado. La comunicazione, che fa leva su studi riguardanti i danni provocati dall’uso eccessivo dei cellulari tra gli studenti, si conclude con l’invito alle scuole ad aggiornare i propri regolamenti interni.

In particolare, viene chiesto di vietare l’utilizzo degli smartphone anche a fini didattici, oltre a prevedere sanzioni disciplinari per chi trasgredisce. Si lascia alle scuole la libertà di individuare le modalità organizzative per far rispettare tale divieto, richiamando così il principio di autonomia scolastica.

Ma è davvero così semplice? L’autonomia scolastica non è un optional

Va sottolineato che circolari, note e comunicazioni ministeriali, se non hanno impatti di natura amministrativo-contabile, non sono vincolanti per le scuole. Il sistema scolastico italiano, sin dall’introduzione dell’autonomia scolastica (DPR 275/1999 e art. 117 della Costituzione), prevede che le singole istituzioni scolastiche siano pienamente responsabili dell’organizzazione didattica e gestionale.

Questo significa che le scuole possono scegliere se seguire o meno quanto indicato nelle note ministeriali, poiché in tali ambiti godono di piena sovranità decisionale. Le decisioni su quali strumenti tecnologici utilizzare – e come – spettano al Collegio dei docenti, ai Consigli di classe e d’istituto, ciascuno per le proprie competenze.

La questione delle sanzioni: nulla di nuovo sotto il sole

Non basta dire che ogni scuola può scegliere le sanzioni da applicare: questo è già previsto da tempo nello Statuto delle studentesse e degli studenti, che regola i comportamenti e le conseguenze disciplinari. Dunque, nulla di nuovo su questo fronte: si tratta di un ambito in cui le istituzioni scolastiche hanno da sempre margini di azione definiti.

Supporre che le scuole siano tenute a recepire automaticamente ogni circolare significa travisare il ruolo stesso dell’autonomia scolastica. Non è un caso che, fino ad oggi, nessun Ministro dell’Istruzione sia intervenuto direttamente su questo tema: perché non rientra nelle competenze ministeriali dirette, se non attraverso una legge approvata dal Parlamento.

Una raccomandazione, non un obbligo

In assenza di una norma di legge, le scuole non sono obbligate a seguire queste direttive. Le circolari di questo tipo non hanno valore prescrittivo, ma rappresentano un orientamento o una raccomandazione, che può essere accolta o meno in base alle valutazioni autonome di ciascuna scuola.

Confondere suggerimenti con imposizioni è un errore politico e amministrativo. In un sistema che valorizza l’autonomia scolastica, imporre dall’alto divieti generalizzati rischia di essere controproducente e in contrasto con la normativa vigente.

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