Roma, 3 luglio – Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara annuncia una nuova possibile riforma: aggiungendo un solo anno al percorso degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), si potrà ottenere una laurea triennale. Un’integrazione che, secondo il ministro, sarà portata avanti in accordo con il Ministero dell’Università.
Ma la FLC CGIL boccia senza appello la proposta: “Un’operazione che suona più come uno sconto da saldi estivi che come un progetto serio di riforma educativa”, attacca il sindacato. In particolare, viene criticata la volontà del ministro di rilanciare il cosiddetto percorso 4+2, che abbina un diploma quadriennale a due anni di ITS, e che ha raccolto appena lo 0,09% delle iscrizioni per l’anno scolastico 2025/26.
“Non sono bastate le conferenze, gli annunci e le pressioni messe in campo in questi due anni”, afferma la FLC CGIL. “Ora si tenta un ulteriore incentivo: garantire crediti formativi agli ITS tali da renderli equivalenti al primo biennio universitario. Cosa verrà dopo? Un viaggio premio per chi sceglie la filiera 4+2?”
Una confusione dannosa tra percorsi diversi
Secondo il sindacato, questa proposta non solo non valorizza, ma anzi sminuisce i percorsi tecnici e accademici, creando un’illusione di equivalenza tra realtà profondamente diverse. “Formazione tecnica e universitaria hanno obiettivi distinti e non possono essere ridotte a una questione di crediti da accumulare. Un approccio del genere cancella la qualità, la coerenza e la progettazione didattica”.
Inoltre, sottolinea la FLC CGIL, l’autonomia universitaria viene fortemente compromessa: “Gli Atenei possono già oggi riconoscere CFU a specifici percorsi ITS, attraverso accordi puntuali e coerenti. Quello che si propone oggi è una scorciatoia preconfezionata, decisa dall’alto”.
Il problema non è la quantità, ma la qualità
“Il vero nodo da affrontare – conclude il sindacato – è quello degli investimenti nella scuola pubblica. Invece di inventare scorciatoie, servono risorse per rafforzare la preparazione degli studenti e restituire credibilità a un sistema educativo che oggi viene reso più fragile da riforme calate dall’alto”.