Nuovi Esami di Stato: ritorno al passato e rafforzamento della divisione tra licei e tecnici

Nuovi Esami di Stato: ritorno al passato e rafforzamento della divisione tra licei e tecnici

Il 4 settembre 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge che riforma l’Esame di Stato del secondo ciclo, introduce misure di valorizzazione del personale scolastico e nuove regole per la sicurezza dei viaggi di istruzione.

Tra le principali novità c’è il ritorno alla vecchia denominazione di “esame di maturità”, così come la sostituzione dei PCTO con il termine “formazione scuola-lavoro”. L’esame terrà conto sia di questa esperienza sia dell’insegnamento di educazione civica. Le commissioni restano una ogni due classi, ma saranno composte da un presidente esterno, quattro commissari (due interni e due esterni per ciascuna classe). Le prove scritte non cambiano, mentre l’orale diventa obbligatorio e verterà su quattro discipline scelte annualmente dal Ministero. La commissione potrà attribuire fino a 3 punti extra invece dei 5 previsti in passato. È stato inoltre stanziato un fondo di 10 milioni di euro annui per la formazione dei commissari.


Novità per il percorso scolastico

Un altro cambiamento riguarda i passaggi tra indirizzi scolastici: nel biennio iniziale non sarà più richiesto il superamento di esami integrativi, che rimarranno solo a partire dal terzo anno. Dal 2026/2027 entreranno a pieno titolo nell’offerta formativa del secondo ciclo i percorsi della filiera tecnologico-professionale, che potranno essere attivati su proposta dei dirigenti scolastici previa approvazione ministeriale.

Questo meccanismo, però, rischia di favorire una maggiore canalizzazione verso i percorsi tecnico-professionali, soprattutto per gli studenti che incontrano difficoltà nella fase iniziale della scuola superiore. Si rafforza così una logica duale e selettiva, che separa licei e istituti tecnici, riproponendo un modello formativo datato e poco in linea con le esigenze della società attuale.


Le criticità secondo la FLC CGIL

Secondo la FLC CGIL, il ritorno all’espressione “esame di maturità” rievoca un approccio paternalistico, mentre l’uso di “scuola-lavoro” accentua la subordinazione della formazione alle logiche d’impresa. Inoltre, l’eliminazione dell’analisi interdisciplinare all’orale riduce la qualità del colloquio e il taglio del punteggio attribuibile dalla commissione ne diminuisce ulteriormente il peso complessivo.

La riduzione del ruolo delle commissioni, il rafforzamento della filiera tecnico-professionale e l’impostazione fortemente autoritaria del nuovo impianto vengono letti come un ritorno al modello gentiliano, rielaborato in chiave “Industria 4.0”. Una visione che ignora l’evoluzione didattica e pedagogica degli ultimi decenni e che, secondo il sindacato, risponde più alle pressioni mediatiche e a certe narrazioni editoriali che alle reali esigenze di docenti e studenti.

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