Il Coronavirus è stato isolato da un team di ricercatori, tra cui lavorano ricercatrici precarie. La bella notizia e il plauso per la riuscita del team di ricerca dell’Ospedale Spallanzani di Roma, si affianca in queste ore all’indignazione per le condizioni di lavoro del team: pochi fondi dallo Stato e il lavoro precario e senza una adeguata retribuzione delle sue componenti. La storia di Francesca Colavita è una storia che conosciamo bene e che purtroppo non desta stupore tra di noi.
Tanti e tante, decine di migliaia  sono i ricercatori e le ricercatrici precarie, che ogni giorno svolgono un lavoro prezioso per le nostre Università e per la ricerca di questo paese. Tante eccellenze che svolgono stabilmente il loro lavoro nell’Università da precari, in dipartimenti spesso privi degli adeguati fondi per il sostenimento della stessa attività di ricerca e didattica.
È sorprendente e ipocrita lo scalpore suscitato dalla scoperta sul Coronavirus, cosí come quella dell’anno scorso della presenza dell’acqua su Marte nonché la spinta del gruppo di borsisti e dottorandi di Modena nelle ricerche per la cura per l’Alzheimer, che sia stata fatta  con il contributo essenziale dei precari.
Basta ricordare la mancanza di qualunque investimento nell’ultima legge di Bilancio finalizzata alla stabilizzazione dei precari della Ricerca nell’Università che ha portato alle dimissioni del Ministro Fioramonti.
La condizione di vergognoso sfruttamento delle giovani e dei giovani studiosi di questo paese è la condizione di ogni giorno, di ogni istante,  in ogni luogo in cui si studia, s’insegna e  si sperimenta.
In questo quadro risulta assolutamente insufficiente e offensivo l’annuncio del Premier Conte, all’inaugurazione dell’anno accademico a Firenze, di un piano di assunzioni di 1600 ricercatori. Sono tantissimi coloro che aspettano da anni di uscire dalla condizione di sfruttamento ma che permettono comunque di far funzionare i nostri atenei.
Ricordiamo dunque che é in discussione in questi giorni il Decreto Milleproroghe e come Flc Cgil e Ricercatori Determinati Roma presenteremo un emendamento che tenga conto di quello che da anni rivendichiamo: c’è bisogno immediato di un piano di 20.000 assunzioni per i precari e dell’estensione del decreto Madia per i ricercatori dell’Università.
Questo è l’unico modo per invertire la rotta del nostro Paese. Ora é il momento, abbiamo bisogno di una svolta. Ora tocca ai precari dell’università, gli unici ad essere rimasti fuori dal processo di stabilizzazione dei precari storici di tutte le pubbliche amministrazioni, sia per la mancanza di adeguati finanziamenti al sistema universitario sia per le norme di rifermento.
Da subito ci attiveremo per un confronto con le forze politiche, sindacali e  le cariche istituzionali  per pretendere impegni e parole chiare. Inviteremo  il Presidente del Consiglio, il Ministro e i responsabili dei Partiti ad incontri pubblici organizzati nella nostra Università a partire dai prossimi giorni. Abbiamo imparato in questi anni a farci carico delle nostre e delle altrui responsabilità per il bene comune che è l’università pubblica. Tocca ad altri assumere la responsabilità del ruolo che rivestono e ridare dignità al lavoro che facciamo.
Ricercatori Determinanti Roma