L’11 novembre 2021 il governo ha presentato al Senato della Repubblica il ddl 2448 relativo al Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e al bilancio pluriennale per il triennio 2022/2024.

Le nostre schede di approfondimento

Successivamente, il Presidente del Senato ha disposto il 16 novembre lo stralcio di 3 articoli e di 2 commi relativi ad altri articoli (58, 59, 64, 90, comma 2, e 93, comma 3) considerati estranei all’oggetto del disegno di legge di bilancio, così come definito dalla legislazione vigente in materia di bilancio e contabilità dello Stato. Pertanto la discussione in Parlamento si avvierà sul testo depurato dagli articoli stralciati.

Il quadro delle risorse finanziarie messe in capo nei settori della conoscenza dalla sezione I del ddl è riassunto sul sito della FLC CGIL.

Come abbiamo già sottolineato il settore Scuola ne esce umiliato in termini di investimenti. Le poche risorse stanziate saranno erogate a coloro che mostrano “dedizione” al lavoro. Si tratta di una definizione offensiva per chi opera con abnegazione tutti i giorni in situazioni spesso difficili il più delle volte a causa di politiche miopi, che hanno fatto del disinvestimento nell’istruzione una scelta politica “ordinaria”.

Ricordiamo che la missione “Istruzione scolastica” si riduce del 5,2 per cento rispetto a quanto previsto dalla legge di assestamento del 2021. La riduzione più rilevante, pari a 1,78 miliardi, riguarda il programma Istruzione del primo ciclo, relativamente ad alcune poste stipendiali come quelle per i contratti temporanei stipulati con personale docente o ATA al fine di garantire lo svolgimento dell’anno scolastico durante l’emergenza pandemica (-1,07 miliardi), oppure per le supplenze brevi o saltuarie (- 0,23 miliardi). Allo stesso modo, anche per il programma Istruzione del secondo ciclo (- 0,59 miliardi), la flessione è per lo più imputabile alle previsioni di spesa per il personale scolastico (docenti e ATA).

Riguardo al programma “Supporto alla programmazione e al coordinamento dell’istruzione scolastica” la riduzione delle risorse (-0,4 miliardi circa) è in gran parte determinato dal venir meno degli stanziamenti del fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19 che era stato istituito dal decreto legge 73/2021, al fine di contenere il rischio epidemiologico in relazione all’avvio dell’anno scolastico 2021/2022 (-0,35 miliardi).

Per la FLC CGIL la risposta a queste scelte non potrà che essere la mobilitazione generale di tutti i lavoratori della scuola che parte dall’indizione dello stato di agitazione.

Sull’università vi è un cambio di passo sulle risorse investite (che arrivano a regime, dal 2026, a 865 milioni annui), frutto delle proposte e delle mobilitazioni di cui la FLC CGIL è stata protagonista in questi mesi e anni.

Anche sulla ricerca dal punto di vista dei finanziamenti c’è un’inversione di tendenza ma con una impostazione totalmente sbagliata. Manca una visione unitaria dell’intero sistema e anche le risorse destinate alla valorizzazione del personale sono destinate esclusivamente agli enti vigilati dal MUR.

È previsto un contributo complessivo di 60 milioni a decorrere dal 2022 che diventano 80 milioni a decorrere dal 2023 al Consiglio nazionale delle ricerche. Queste risorse sono però in qualche modo subordinate ad nuovo ed ennesimo piano di riforma dell’ente che dovrà essere vagliato da una sorta di organismo esterno che sembra tanto di natura commissariale. Questo metodo limita l’autonomia e indipendenza del più grande Ente di ricerca del Paese, esautora e marginalizza gli organi statutari e con essi la rappresentanza dei lavoratori in essi presenti (garantita dalla legge 218/2016) e soprattutto ignora la comunità scientifica interna con la proposizione di una riorganizzazione che ancora una volta viene calata dall’alto, con obiettivi per altro neanche definiti.

Sull’AFAM vengono stanziate risorse aggiuntive per l’introduzione di nuovi profili professionali negli istituti oggetto di statizzazione, istituito un piccolo fondo per la valorizzazione del personale, reintrodotti i compensi per i presidenti e i nuclei di valutazione delle istituzioni. Interventi limitati in attesa di dare concreta attuazione ai significativi impegni previsti nella precedente legge di bilancio.