Durante il Consiglio dei ministri del 28 ottobre 2021 è stato varato il disegno di legge di bilancio 2022. Il testo dopo quasi due settimane è stato finalmente presentato alle Camere che avranno tempi incredibilmente ristretti per poterlo esaminare ed emendarlo. Si tratta di una modalità che si è consolidata in questi ultimi anni rendendo di fatto sempre più residuale l’intervento del Parlamento, mentre sempre sono più decisive le “mediazioni” fatte in fase di elaborazione del testo.

Dalla prima legge di bilancio del Governo Draghi, una legge di bilancio finalmente “espansiva” dopo due anni di pandemia e con le risorse del PNRR da investire, ci si aspettava molto soprattutto sui settori della conoscenza (Scuola, Università, AFAM e Ricerca). In particolare investimenti strutturali in questi settori dichiarati ancora di più strategici in questa complessa fase.

Le risposte a queste aspettative non sono omogenee.

In questo quadro gli interventi che riguardano la scuola non solo sono lontani dai grandi investimenti più volte evocati ma sono un autentico schiaffo per un milione e duecentomila lavoratori e alle esigenze delle scuole.

Il patto per la scuola prevedeva risorse specifiche e aggiuntive per il rinnovo del contratto.
La legge di bilancio ne introduce pochissime e nel modo sbagliato con un fondo intitolato alla dedizione nuova unità di misura di conio draghiano. Dopo il metro e il chilo ora abbiamo la dedizione.
Una definizione patetica che richiama la fallimentare stagione renziana, un insulto a chi lavora ogni giorno e ha dimostrato nella pandemia quanto sia centrale il lavoro la scuola per il paese.
Vengono stanziati peraltro 240 milioni di euro del tutto insufficienti per un aumento dignitoso e rapportato al valore della professione.

Ugualmente incredibile lo stanziamento di 300 milioni di euro per prorogare i contratti covid solo per il personale docente come se non sapessero che le risorse sono state utilizzate in gran parte per assumere collaboratori scolastici ossia il personale che non è destinatario delle proroghe previste. Ciò è miope e inaccettabile.

I previsti interventi riguardo alle deroghe ai criteri di costituzione delle classi sovraffollate nelle scuole caratterizzate da dispersione e disagio economico-sociale sono effettuati senza risorse aggiuntive.

Anche l’introduzione dell’insegnamento curricolare dell’educazione motoria nella scuola primaria nelle classi quarte e quinte è effettuata nell’ambito del personale che va in pensione. E cioè a detrazione delle future assunzioni. Ma in questo caso non è solo una questione di risorse che non vengono stanziate ma anche di scelte che riteniamo sbagliate sotto il profilo pedagogico e metodologico-didattico, che si muovono nella direzione, assai discutibile, di un insegnamento specialistico.

Inaccettabili risultano le motivazioni con cui si giustifica, nella relazione illustrativa, l’incremento del FUN dei dirigenti scolastici con toni quasi diffamatori nei confronti del personale ATA. Tutto ciò proprio in un provvedimento che non spende nemmeno una parola per questo personale. Non esistono solo i super dirigenti che fanno tutto e per i quali i DSGA ed il resto del personale ATA sono solo un intralcio.

Totalmente ignorate tematiche relative al superamento del precariato, alla mobilità dei docenti e dei DSGA neo assunti, all’assegnazione di un assistente tecnico ad ogni scuola del primo ciclo, al concorso riservato agli assistenti amministrativi facenti funzione, al potenziamento dell’autonomia scolastica attraverso l’assunzione di dirigenti tecnici (Ispettori scolastici).

Unica nota positiva è la proroga per l’anno scolastico 2022/2023 sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche che sono considerate “normodimensionate” a partire da 500 alunni e non più da 600 ma per dare efficacia alla misura è necessario che essa diventi strutturale o almeno a carattere triennale per consentire l’assegnazione di dirigenti scolastici e DSGA in pianta stabile.

Per la FLC CGIL la risposta a queste scelte non potrà che essere la mobilitazione generale di tutti i lavoratori della scuola che parte dall’indizione dello stato di agitazione.