Venerdì scorso si é determinata una repressione grave e ingiustificata delle studentesse e degli studenti di Sapienza che manifestavano contro l’evento “Maker Faire”, una repressione peraltro condotta con un inaudito livello di violenza.

Si tratta di un evento grave in sé e sintomatico del clima che si é determinato in questa cittá. Un clima che non nasce oggi, ma probabilmente si inasprisce nel vuoto della politica che a Roma ha dato una delle peggiori prove di sé.  In questa scia, per esempio, va la Direttiva prefettizia della scorsa estate che tende a limitare il diritto di Manifestare.

Prendiamo atto del comunicato del Rettore Eugenio Gaudio, teso ad evitare che altri episodi del genere si possano ripetere e ad attivare un clima di confronto democratico nell’Ateneo, ma riteniamo, data la gravità dell’episodio, che sia necessaria una chiara presa di posizione contro la violenza adottata nei confronti degli studenti e l’assunzione dell’impegno che la repressione del dissenso sia fuori dal vocabolario dell’ateneo.

“Nel luogo giusto, nel modo sbagliato” qualcuno ha detto su Maker Faire. Una manifestazione importante come quella appena conclusa poteva essere occasione per un coinvolgimento vivo di tutta la comunità universitaria. La recinzione dell’ateneo e la decisione di prevedere un biglietto di ingresso (per quanto ridotto) per gli studenti e tutto il personale di sapienza ha simbolicamente e materialmente raccontato, invece, uno spazio pubblico chiuso.

Di segno analogo le ferie forzate per i lavoratori: si poteva fare in altro modo, si poteva aprire un confronto per trovare soluzioni diverse.

Riteniamo positivo rimettere in relazione l’evento Maker Faire  con l’ateneo e la vita vera dei suoi protagonisti attraverso l’attribuzione delle somme introitate dall’università per questo evento per allargare il perimetro della cittadinanza dentro l’università, ovvero la destinazione al diritto allo studio per le studentesse e gli studenti meno abbienti e ai precari dell’università.

Chiediamo al Rettore l’impegno che si apra al più presto un tavolo di trattativa sul precariato, magari per sperimentare forme di welfare per questi soggetti, molte e molti dei quali, avendo forme contrattuali iper precarie e discriminanti, non possono accedere alle tutele fondamentali del lavoro. Opzioni, queste, presenti nel comunicato del Rettore, che si devono tradurre in interventi concreti.

E’ inoltre necessario sviluppare insieme una riflessione che questo evento ha evocato: sul rapporto tra ricerca universitaria e ricerca dal basso, tra innovazione tecnologica e suo impatto sociale, sulle politiche e gli strumenti per il trasferimento tecnologico, sulle contraddizioni e le ambivalenze della sharing economy.

La avanziamo come proposta di lavoro: quella di promuovere uno o più momenti di riflessione collettiva in ateneo su questi temi, momenti che coinvolgano tutte le componenti e di cui si faccia carico l’ateneo.