Il MUR gioca con le risorse del CNR: promesse senza sostanza

Il MUR gioca con le risorse del CNR: promesse senza sostanza

Nuovo presidio davanti al MUR, ieri mattina alle 10:00: FLC CGIL, insieme ad Anief e FGU Anpri, è tornata a mobilitarsi per sostenere i diritti del personale del CNR. Una partecipazione convinta e compatta per chiedere riconoscimento e valorizzazione a chi ogni giorno porta avanti la ricerca pubblica in Italia, spesso tra mille difficoltà.

Questa manifestazione è nata all’indomani di un’importante assemblea al CNR, svoltasi il 26 maggio, e di una call online molto partecipata il 12 giugno, a cui hanno aderito centinaia di Ricercatrici e Ricercatori Tecnologi (R&T) e tutte e cinque le sigle sindacali rappresentative. Durante l’incontro è emersa un’esigenza chiara e condivisa: serve un impegno economico concreto da parte del Governo, e in particolare del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR).

Essere visibili davanti al MUR, con bandiere e determinazione, è stata una decisione condivisa. Ma i fatti, purtroppo, non hanno seguito le parole di tutte le sigle sindacali.


Promesse mancate e fondi “di giro”: il trucco contabile del MUR

Dopo il confronto del 24 giugno tra i sindacati e il capo di Gabinetto del MUR, sembrava aprirsi uno spiraglio. Si parlava di fondi già stanziati, di volontà di intervento. Ma la realtà è ben diversa: si è trattato solo del solito “gioco delle tre carte”, fatto sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori del più grande Ente Pubblico di Ricerca italiano.

I numeri parlano chiaro. Eccoli suddivisi per anno:

AnnoFISR (ex art. 204)FOE ridotto (art. 322/b)Fondo FIS (art. 61)Fondo ricerca applicata (art. 1 c.312)Totale
20255 mln €10 mln €25 mln €40 mln €
20265 mln €10 mln €45 mln €60 mln €
20275 mln €10 mln €45 mln €60 mln €
Totale15 mln €30 mln €25 mln €90 mln €160 mln €

Apparentemente 160 milioni. Ma in realtà? Nessuna nuova risorsa, solo fondi già esistenti, spostati da un capitolo all’altro.


Un trucco contabile che non valorizza nessuno

Il Fondo FISR, previsto dal D.lgs. 204/1998, non è altro che il riutilizzo di avanzi già esistenti. I 60 milioni assegnati al CNR secondo la Legge 234/2021 (art. 322) rappresentano in realtà un taglio al FOE, il Fondo Ordinario per gli Enti di ricerca. Quindi: soldi tolti e poi “restituiti” con un’altra etichetta.

Il “Fondo Italiano per la Scienza” (FIS), istituito nel 2021, e il fondo per la ricerca applicata previsto dalla stessa Legge 234/2021 (art. 312), hanno finalità generiche, destinate a rafforzare la qualità della ricerca. Ma senza criteri trasparenti o vincoli che garantiscano la loro destinazione al personale.

Il vero problema resta irrisolto: non si parla né di stabilizzazione dei precari (come previsto dalla Legge Madia), né di progressioni di carriera, né di sottoinquadramenti.


I lavoratori del CNR meritano rispetto e certezze

A conti fatti, il decreto non introduce alcuna risorsa strutturale. I fondi annunciati non sono utilizzabili per il personale, e non risolvono i nodi critici che ostacolano la crescita del CNR.

Come può un lavoratore affrontare con serenità l’estate, sapendo che il Governo sta di fatto sottraendo risorse al proprio ente?

FLC CGIL sarà ancora al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori, al fianco di chi ogni giorno sostiene la ricerca italiana con competenza, passione e impegno.

Valorizzare il personale del CNR non è una concessione: è un diritto. E va difeso, oggi più che mai.

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