Indicazioni Nazionali: serve confronto, non imposizioni

Indicazioni Nazionali: serve confronto, non imposizioni

La scuola pubblica deve restare uno spazio democratico, libero da direttive imposte dall’alto che rischiano di comprometterne la missione educativa. È questo il messaggio chiaro che arriva dalla comunità scolastica, che chiede una sospensione immediata del nuovo testo delle Indicazioni Nazionali e l’avvio di un percorso di confronto realmente partecipato.

Durante la giornata di studio sulle nuove Indicazioni Nazionali, tenutasi il 2 aprile all’Università Roma3, è emersa l’esigenza condivisa di ripensare il documento proposto dal Ministero. L’incontro è stato promosso da numerose realtà del mondo educativo e associativo, tra cui FLC CGIL, CGD, Cidi, Legambiente scuola, insieme a studenti, docenti, educatori e associazioni attivamente coinvolti nei processi educativi.

Oltre 1200 iscritti, centinaia in collegamento da tutta Italia, hanno partecipato all’evento: un segnale forte dell’attenzione che il tema sta suscitando. Per oltre otto ore, la sala e le piattaforme online hanno ospitato un dibattito vivo e articolato, con interventi da rappresentanti del mondo della scuola, dell’università, delle associazioni e delle istituzioni locali.

Nel corso dell’incontro, è stato evidenziato come le Indicazioni Nazionali del 2012 rappresentino ancora oggi una base culturale solida e attuale, capace di rispondere ai bisogni formativi contemporanei. Al contrario, la nuova bozza è stata definita autoreferenziale e scollegata dalla realtà scolastica, frutto di un lavoro chiuso all’interno di una ristretta cabina di regia ministeriale.

Se il governo continuerà a procedere senza ascoltare chi vive quotidianamente la scuola, la mobilitazione del mondo educativo proseguirà, promuovendo momenti di riflessione e azione collettiva. La richiesta è chiara: dare voce alla comunità scolastica per costruire insieme una scuola pubblica realmente inclusiva, partecipata e orientata al bene comune.

È tempo di ascoltare chi nella scuola lavora, studia e cresce. La democrazia si costruisce anche – e soprattutto – tra i banchi.

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