Il 23 Aprile scorso FLC CGIL ha inviato alla Presidenza di INDIRE una richiesta di convocazione. Preso atto della cortese risposta ricevuta in data 30 aprile e raccolta la disponibilità “ai necessari incontri di riflessione e confronto” sulle tematiche da noi rappresentate, torniamo a chiedere all’Amministrazione la convocazione del tavolo di trattativa.
Le recenti novità normative pongono l’urgenza di ridiscutere l’accordo sul comma 310 della Finanziaria 2021, da noi non sottoscritto e poi non approvato come previsto dai revisori dei conti, nonostante le celebrazioni della Direzione generale nella sua comunicazione d’inverno. Non è ancora stata imparata la lezione già costata cara al personale di INDIRE, in particolare ai lavoratori e alle lavoratrici di IV-VIII livello? Sono stati persi anni per costituire il fondo ex art. 90, sono stati persi anni senza utilizzare il fondo per le progressioni economiche di livello ex art. 54.
FLC CGIL auspica che si inauguri un nuovo corso nelle trattative con le organizzazioni sindacali. Chiediamo, in fondo, cose semplici: applicare il contratto, rispettare la normativa, valorizzare il lavoro di chi non ha mai avuto un’opportunità per crescere nel salario e nel proprio profilo professionale. Ogni cosa è illuminata a due terzi di primavera e non vorremmo bruciasse d’estate l’ennesimo anno senza progressioni e senza un confronto sulle risorse incamerate e non distribuite al personale a partire dal 2022. Sono milioni di euro che non sono stati utilizzati e non intendiamo dimenticare.
Così come non intendiamo trascurare alcune considerazioni da porre all’attenzione della nuova Presidenza. INDIRE ha una sua atipicità rispetto alla maggior parte degli EPR: il basso numero di ricercatori e tecnologi sul totale del personale e l’altissima formazione di molti collaboratori tecnici e amministrativi, spesso con un lungo precariato alle spalle. L’evidente sottoinquadramento indebolisce l’ente di Ricerca nelle sue interlocuzioni istituzionali, oltre a frustrare chi lavora con alta competenza e importanti responsabilità. I venti nuovi contratti da ricercatore ottenuti finora nell’interlocuzione con l’amministrazione non risolvono il problema, anche in considerazione dell’esodo del personale della ricerca che si è realizzato negli anni passati.
Abbiamo urgenza di sapere qualcosa rispetto al precariato e al piano di stabilizzazione, essendo assente una programmazione condivisa tanto nel PTA quanto nel PIAO: ci sono più di 70 lavoratori e lavoratrici che hanno già maturato numerosi anni di lavoro a tempo determinato, a seguito di molteplici selezioni. Non possono essere lasciati ancora in sospeso, senza risposte perché si consolidi l’impressione di dover attendere una concessione e non il riconoscimento di un diritto maturato per le attività svolte in modo continuo e duraturo per l’istituto.
FLC CGIL considera INDIRE un ente di Ricerca di grande importanza strategica, nella sua autonomia e nelle sue funzioni al servizio della Scuola, del Paese, dell’Europa.
Sono stati tantissimi i lavoratori e le lavoratrici di INDIRE che hanno votato per i candidati di FLC CGIL all’ultima elezione RSU: siamo il primo sindacato dell’ente grazie all’impegno di tutte e tutti coloro che fanno il sindacato, animano le assemblee, sostengono le riflessioni e le azioni collettive. Torneremo presto in assemblea per aggiornarci su tutto quanto detto e su quanto emergerà nella prossima riunione di trattativa, con la consapevolezza che la nostra organizzazione sindacale funziona perché ogni istanza individuale e locale trova risposte nella solidarietà, nella partecipazione e nella competenza condivisa.
Occorre ascoltarsi, raccontarsi, leggere le interconnessioni.
Dobbiamo tenere necessariamente insieme l’impegno per la tutela dell’autonomia di Ricerca, la resistenza quotidiana all’individualismo e alla competizione che alimentano il malessere, la continua riaffermazione dei diritti sviliti e ignorati, e l’orgogliosa speranza di poter decidere insieme per il bene comune.
Come nei Referendum dell’8 e del 9 Giugno.
Vogliamo prendere posizione su lavoro e cittadinanza, temi che riguardano i valori fondativi della nostra collettività.
Vogliamo prendere parola contro la funzionalizzazione sfrenata di qualsiasi relazione alla massimizzazione del profitto, essere ribelli con chi ci ha condotto in prossimità di una guerra totale in nome di “ideali” cialtroneschi di supremazia, discriminazione, nazionalismo.
Se l’indifferenza pilotata verso l’astensione nega i principi della nostra Costituzione, il voto può ravvivare la preziosa delicatezza della democrazia: cinque segni chiari, cinque sì limpidi, contro il subdolo, sciatto, vile autoritarismo di chi tenta di annichilire la partecipazione, ostentando un meschino potere da mettere in vendita al miglior offerente sul mercato globale.