Con una sentenza depositata il 4 settembre 2025, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha chiarito un punto cruciale per il mondo della scuola: gli anni di insegnamento svolti nelle scuole paritarie non possono essere conteggiati nella ricostruzione di carriera per i docenti che passano alla scuola statale.
La decisione della Corte di Giustizia europea
Il caso nasce da un ricorso presentato al tribunale di Padova da parte di un docente, ex insegnante in una scuola paritaria, poi assunto a tempo indeterminato in una scuola statale. La questione posta alla Corte riguardava la compatibilità, con il diritto europeo, dell’art. 485 del Dlgs 297/1994 (Testo Unico sulla scuola), che esclude dal calcolo dell’anzianità di servizio gli anni svolti nelle scuole paritarie.
Secondo la CGUE, questa esclusione non contrasta con la normativa europea, poiché le scuole paritarie non rientrano pienamente nell’organizzazione e nel funzionamento del sistema scolastico statale.
Confermata la linea della Cassazione italiana
La pronuncia della Corte di Giustizia rafforza quanto già stabilito dalla Corte di Cassazione, che aveva più volte ribadito la legittimità del Testo Unico del 1994.
In pratica, anche dopo l’entrata in vigore della legge 62/2000 sulla parità scolastica, gli anni di servizio nelle paritarie non sono riconosciuti ai fini della progressione economica e di carriera nella scuola statale.
La sentenza conferma quindi che l’art. 485 del Dlgs 297/1994 rimane il riferimento normativo principale in materia di ricostruzione di carriera dei docenti, distinguendo nettamente tra servizio svolto in scuole statali e in scuole paritarie.