Riceviamo e sosteniamo la lettera delle dottorande e i dottorandi del XXXIII, XXXIV e XXXV ciclo dottorale di Sapienza Università di Roma

Le dottorande e i dottorandi del 33°, 34° e 35° ciclo dottorale di Sapienza Università di Roma e di Roma Tre in questi mesi si sono riuniti per discutere collettivamente gli effetti della pandemia e del lockdown sui propri percorsi di ricerca e sulla stesura della tesi, riscontrando comunemente l’insufficienza e l’inadeguatezza delle misure di sostegno sin qui disposte dal Ministero dell’Università e della Ricerca, nonché prendendo atto di una mancanza di volontà nel confrontarsi e aprire un necessario dialogo, da parte dello stesso Ministero, sui temi che riguardano la ricerca e la comunità accademica in generale.

I mesi del lockdown e quelli successivi hanno segnato un punto di non ritorno per le attività dei dottorandi, di tutti i cicli attualmente attivi. Ricerca sul campo, accesso ai laboratori, missioni all’estero, lettura, schedatura e consultazione di fonti d’archivio o di altri materiali indispensabili, spoglio delle pubblicazioni non recenti come nel caso dei periodici e delle fonti testuali non digitalizzate, compilazione di appunti e bozze necessari alla stesura della tesi o di altre pubblicazioni connesse all’esercizio della formazione dottorale, partecipazione a convegni, seminari e workshop formativi sono le componenti che fanno parte e danno sostanza al percorso dottorale. A causa delle limitazioni derivanti dalla pandemia in atto e ancora ben lungi dall’essere superata, tutte queste attività sono state compromesse, a volte irrimediabilmente, e continueranno ad esserlo per un periodo la cui durata risulta ancora oggi incerta. Ciò ha provocato un grave danno al nostro lavoro di ricercatori e ricercatrici, creando rallentamenti e disagi a noi tutti, con il rischio di serie conseguenze sulla qualità dei prodotti finali del percorso dottorale e un impoverimento dei nostri curricula accademici (non potendo né partecipare ai convegni, né portare avanti delle missioni di ricerca, in affiliazione ad università estere) in un momento storico durante il quale l’accesso al mondo accademico è sempre più difficoltoso e oggetto di competizioni sempre più selettive.

A tal riguardo, i provvedimenti adottati a inizio maggio a livello nazionale dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Decreto Rilancio risultano, di fronte a tale situazione emergenziale, insoddisfacenti e inadeguati. Ci riferiamo qui, in particolare, alla proroga retribuita di due mesi concessa ai dottorandi del solo terzo anno. Riteniamo innanzitutto questa misura gravemente carente e discriminatoria nei confronti delle colleghe e dei colleghi del primo e del secondo anno di dottorato. Inoltre, la stessa proroga di due mesi si è rivelata uno strumento insufficiente a garantire il normale sviluppo dei propri progetti di ricerca ai dottorandi del terzo anno, giacché, anche nei mesi compresi fra maggio e settembre 2020, l’accesso al campo, agli archivi, ai laboratori, alle biblioteche, vale a dire all’insieme di quegli “strumenti” che sono essenziali allo svolgimento del lavoro di ricerca, è rimasto fortemente limitato se non di fatto interdetto.

Riteniamo dunque indispensabile l’estensione della proroga volontaria retribuita con fondi pubblici a sei mesi e a tutti e tre i cicli (XXXIII, XXXIV e XXXV) nel caso dei dottorandi borsisti, e chiediamo altresì il riconoscimento, ai dottorandi lavoratori e senza borsa, di una proroga anch’essa di sei mesi, sollecitando il Governo a prevedere misure di tutela e sostegno economico specifiche per quest’ultima categoria già discriminata dalla normativa vigente. Richiediamo inoltre la proroga della DIS-COLL, per tutti i cicli coinvolti dall’emergenza epidemiologica e non soltanto per coloro che già usufruivano del sussidio nel periodo compreso tra il 1 marzo e il 30 aprile 2020. Riteniamo che tali misure di sostegno da parte del governo non debbano avere ricadute negative sulla valutazione dei singoli dottorandi e dei programmi di dottorato a cui afferiscono. Convinti della necessità di liberare l’università da logiche aziendalistiche che penalizzano il valore della ricerca come bene pubblico, in questi mesi abbiamo portato avanti la proposta della sospensione della VQR 2015- 2019. Il rinvio di sei mesi deciso dal MUR rappresenta un primo passo positivo. Tuttavia, in previsione della prossima VQR, rileviamo anche l’opportunità di rivederne i criteri tenendo in considerazione l’attuale situazione di emergenza sanitaria.

Ci sembra inoltre un paradosso che il ministero riconosca da un lato l’impossibilità del funzionamento della macchina universitaria, del sistema della ricerca e della sua valutazione, e dall’altro non abbia ancora preso le adeguate misure per tutelare lo stesso lavoro dei dottorandi attraverso la concessione di una proroga di uguale lunghezza.

Queste istanze hanno ricevuto da subito supporto e rilancio anche dell’ADI (Associazione Dottorandi e dottori di ricerca in Italia). Lo stesso rettore della Sapienza, il Professor Eugenio Gaudio, ha riconosciuto pubblicamente la legittimità e necessità di un’estensione della proroga e di adeguate misure in nostro favore, e in tal senso ha sollecitato il Ministro Manfredi in una lettera inviata a luglio.

Tuttavia, ad oggi, non abbiamo ricevuto alcuna risposta dal Ministro e la maggior parte di noi continua a trovarsi nella totale incertezza e nella concreta impossibilità di portare avanti la propria ricerca secondo i tempi previsti prima della pandemia. Crediamo sia doveroso che il Ministro si schieri senza riserve dalla parte della ricerca e dell’università pubblica, tutelando i diritti dei soggetti che fanno parte della comunità accademica. Vogliamo un confronto e delle risposte.

Assemblea dottorande e dottorandi SARAS Sapienza

Coordinamento dottorande e dottorandi Roma Tre