L’unico Ente pubblico di ricerca nazionale con competenze in agricoltura, provvisto di un patrimonio fondiario tra i più grandi in Italia, composto di edifici agricoli, campi sperimentali, stalle, serre, laboratori, cantine sperimentali, aree boschive, officine meccaniche necessari alla sperimentazione, resta privo degli operai agricoli che ne garantiscano la tutela e la salvaguardia. Un rischio enorme per il sistema pubblico della Ricerca italiana e un gigantesco spreco di risorse immobiliari e fondiarie.

A parte una modesta e irrilevante quota di tredici unità, il Piano di fabbisogno del Personale per tutte le figure professionali (ricercatori, tecnici, amministrativi), non individua alcuna programmazione del reclutamento degli operatori tecnici, i quali dovrebbero provvedere alle attività indispensabili per l’esecuzione delle ricerche in campo, in zootecnia, nella floricoltura, alla conduzione e alle prove dei mezzi agricoli, alla preparazione dei lotti da sottoporre a campionamento.

È questa la situazione al Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), mentre si conferma l’incomprensibile inerzia del Ministero vigilante (MIPAAF) e del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF), Stefano Patuanelli. Ministro che, dal 28 ottobre scorso, ignora la richiesta unitaria di convocazione inviata dai segretari generali di FLC CGIL, CISL FSUR – Settore Ricerca e Federazione UIL Scuola RUA.

Intanto, gli operai agricoli CREA continuano a prestare la propria attività con contratti temporanei di varia tipologia, in condizioni di precariato permanente, in un Ente pubblico di ricerca.

FLC-CGIL ha più volte richiamato l’attenzione sulla questione degli operai agricoli, anche mediante la formulazione di proposte legislative (recentemente, gli emendamenti 94.9 e 224.51 in sede di conversione in legge del decreto 34/2020 “Rilancio”) e prosegue nell’azione di sollecito alle forze parlamentari.

Si tratta di una responsabilità politica che deve essere assunta dal ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF), a tutela della ricerca pubblica in agricoltura e quindi delle aziende, dei cittadini, dei consumatori che ne sono i beneficiari ultimi.

Ancora una volta e fino a prova contraria, per quanto riguarda gli operai agricoli CREA, qualcuno ha detto “nessuno”. O forse si è limitato a non dire nulla.

A meno che non si pensi ad una soluzione riduttiva e bizzarra, istituendo due categorie diverse di dipendenti: l’una tutelata dal contratto collettivo nazionale della ricerca pubblica (operatori tecnici) e l’altra rinviata al contratto collettivo privato (operai agricoli e florovivaisti).

Si stabilirebbe un caso unico, raro e inaudito in una pubblica Amministrazione: la coesistenza di due contratti collettivi nazionali diversi all’interno del medesimo Ente pubblico di ricerca. Un risultato deleterio e dalle conseguenze imprevedibili per la gestione del Personale nel più grande Ente pubblico italiano di ricerca in agricoltura.