Università: i dati Ocse 2025 confermano le criticità segnalate dalla FLC CGIL

Università: i dati Ocse 2025 confermano le criticità segnalate dalla FLC CGIL

Roma, 9 settembre – Il nuovo rapporto “Education at a Glance 2025” dell’Ocse mette nero su bianco una realtà che la FLC CGIL denuncia da tempo: il sistema universitario italiano continua a soffrire per mancanza di investimenti pubblici. Secondo la Federazione dei Lavoratori della Conoscenza, il quadro che emerge è chiaro: l’Italia non considera l’istruzione superiore una priorità da finanziare.

Le cifre parlano da sole. Le spese complessive per università e ricerca, tra settore pubblico e privato, non raggiungono nemmeno l’1% del PIL, a fronte di una media Ocse pari all’1,4%. Questo significa circa 5 miliardi di euro in meno rispetto ai Paesi comparabili. A rendere il contesto ancora più critico ha contribuito il drastico taglio al fondo di finanziamento ordinario nel 2024, con un taglio di circa 520 milioni. Una riduzione che ha messo in difficoltà i bilanci di numerosi atenei e che, secondo il sindacato, ha accentuato gli squilibri interni del sistema universitario nazionale. La situazione rimane pesante anche nel 2025.

Per la FLC CGIL, questa politica di contenimento delle spese rende l’università sempre meno attrattiva per i giovani italiani. Non si può infatti giustificare il calo delle iscrizioni con il solo declino demografico: i dati mostrano una distanza enorme rispetto ad altri Paesi europei. La Germania, con 83 milioni di abitanti, conta oltre 3,4 milioni di iscritti; la Francia, con 65,5 milioni di residenti, supera i 2,8 milioni. L’Italia, invece, si ferma a 2 milioni, di cui più di 305 mila iscritti agli atenei telematici.

Un ulteriore campanello d’allarme arriva dal numero di laureati. In Italia solo il 32% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ha completato gli studi universitari, contro il 40% dei coetanei tedeschi e oltre il 50% di francesi e spagnoli. A ciò si aggiunge un tasso di abbandono particolarmente elevato, che penalizza ulteriormente il sistema.

“Non ci sorprende ma ci indigna – sottolinea il sindacato –. Questi numeri sono la conseguenza di anni di politiche che hanno ridotto progressivamente le risorse per il diritto allo studio, gli alloggi e il sostegno agli studenti”. Se non verrà invertita la rotta con un forte investimento economico e sociale nell’istruzione, il rischio, conclude la FLC CGIL, è quello di un’università italiana sempre più debole, frammentata e precaria, fino al suo possibile collasso.

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